Turismo delle origini: quando viaggiare fa rima con ritornare

Primi ambasciatori dell’Italian way of life, i nostri connazionali residenti all’estero, discendenti di emigrati italiani, alimentano la nicchia del turismo delle origini, una tendenza che sembra destinata a crescere ancora


Di Debora Bergaglio

Chi non ha almeno un parente americano in famiglia?

Potrebbe trattarsi di Argentina, Perù, Stati Uniti, East o West coast, la latitudine non importa, ciò che conta è che molte famiglie italiane sono oggi divise tra i due lati dell’Oceano a causa – o grazie – all’emigrazione di italiani che, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, hanno lasciato l’Italia in cerca di condizioni migliori e maggiori opportunità. Fuggivano dalla miseria, inseguivano un sogno, oppure si ricongiungevano ad amici e parenti nella speranza di una nuova vita. Le motivazioni sono tante e “la trama” si ripete anche ai giorni nostri, un fenomeno naturale e del tutto ciclico, a saper leggere la storia, quanto basta per non giudicare senza un minimo di coscienza e conoscenza. Dal piano storico e sociologico fino a quello turistico, è interessante notare come uno studio dell’Enit (l’Agenzia Nazionale del Turismo) metta in rilievo i numeri e le potenzialità del così detto turismo delle origini o “di ritorno”.

Turismo delle origini

Di cosa si tratta?

Stiamo parlando degli italiani residenti all’estero o dei loro discendenti che tornano in Italia per visitare e conoscere i luoghi d’origine e gli altri membri della famiglia, oltre che per ammirare le classiche e più gettonate mete italiane, quali Roma, Venezia e Firenze. Trattasi, secondo le stime Enit, di circa 80 milioni di italiani o italo-discendenti all’estero, che alimentano (come sostiene il Direttore Enit Gianni Bastianelli) un  flusso di visitatori diffuso sul territorio lontano dal turismo di massa e omogeneamente distribuito lungo il corso dell’anno. E non finisce qui, poiché fra gli aspetti positivi e incoraggianti di questo tipo di turismo è da segnalare il fatto che il turismo di ritorno si traduca spesso in una fonte di possibili investimenti nei paesi di origine, nonché in una modalità per ripopolare borghi abbandonati o sulla via dello spopolamento.

Turismo delle origini

Un tema estremamente scottante per il territorio italiano, che vede una vera e propria emergenza di terre in via di abbandono e dovrebbe investire con più decisione sul ripopolamento delle zone rurali. A questo porposito www.buonviaggioitalia.it ha pubblicato il libro “Ghost Villages” raccontando dieci realtà tra abbandono, recupero e rinascita, mostrando alcune buone pratiche ed evidenziando i rischi di tale fenomeno.

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Accanto alla bellezza e alla poesia di un turismo alimentato dai legami famigliari e dalla storia delle proprie origini, le stime ci svelano, infatti, anche un potenziale giro d’affari di tutto rispetto per l’economia del Paese. Il potenziale economico attualmente relativo a questo segmento turistico dal solo continente Americano si aggirerebbe infatti intorno ai 650 milioni di euro per un totale di 670.000 arrivi/anno in Italia.

UN FENOMENO DA NON SOTTOVALUTARE

Di seguito riportiamo alcune dichiarazioni di Gianni Bastianelli, direttore esecutivo di ENIT, sul fenomeno del turismo delle origini.
Turismo delle originiGli italiani residenti all’estero sono i primi ambasciatori del brand Italia presso potenziali nuovi turisti in ingresso.  Infatti, negli italo-discendenti vive la tradizione di un luogo turisticamente attrattivo assieme alle diverse dimensioni culturali che connotano l’italian way of life. Tenendo conto che sono quantificabili in circa 80 milioni gli italiani o italo-discendenti all’estero, ci troviamo di fronte a una nicchia di mercato ad elevato potenziale di crescita. In questo senso il turismo generato dagli italiani all’estero risponde anche alle strategie di medio periodo dell’industria turistica italiana, in quanto fonte di un flusso di visitatori diffuso sul territorio, lontano dal turismo di massa, e omogeneamente distribuito lungo il corso dell’anno. Non è inoltre da dimenticare che il turismo di ritorno si traduce spesso in una fonte di possibili investimenti nei paesi di origine, e in una modalità per ripopolare borghi con numeri ormai residuali di abitanti. E’ necessario proseguire il lavoro di promozione integrata assieme alle Regioni in grado di abbracciare i diversi segmenti del made in Italy come cucina, design, cinema, lingua, musica, arte e sport. Essere italiani all’estero significa avere il compito di trasmettere un messaggio culturale unico e peculiare che connota il profilo del nostro Paese. ENIT è consapevole di tale ricchezza nell’ottica di valorizzare un patrimonio che va ogni anno reinvestito in azioni mirate a coinvolgere italiani e nuovi turisti”.

Se il turismo rappresenta uno dei principali motori di sviluppo e crescita italiani, appare evidente come questa nicchia sia da tenere in grande considerazione e meriti attenzione e investimenti mirati, per sostenere e facilitare un fenomeno che riguarda diversi segmenti e aspetti del sistema Italia: dal turismo alla cultura, dalla storia all’economia.

LE STIME SUL TURISMO DELLE ORIGINI

Iniziamo col dire che i principali mercati di questa tipologia di turismo sono costituiti da Brasile, dove risiedono 25 milioni di persone di origine italiana, Argentina (20 milioni) e USA (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia.

QUANDO SI SPENDE PER VISITARE LA FAMIGLIA D’ORIGINE

Le spese a motivo di visite alla famiglia d’origine da parte dei discendenti italiani di seconda/terza generazione, sono così suddivise per Paese:
USA 434 milioni (9,7% sul totale di flussi economici generati dal turismo in entrata dagli USA)
Canada 86 milioni (6,9% sul totale spesa in entrata del turismo canadese)
Brasile 49 milioni (6,8% totale turismo brasiliano in ingresso)
Argentina 75 milioni (16,4% totale spesa)

LE PRESENZE NEL 2017

Nel 2017 le presenze provenienti dagli USA in Italia sono state 12.659.011 (+10,6% vs 2012, +10,3% vs 2016), Canada 2.126.326 (+9,1% vs. 2012, +6,6% vs 2016), Brasile 2.322.949 (+25,7% vs 2012, +23,1% vs 2016), Argentina 1.762.200 (+ 111,2% vs 2012, +12,3% vs 2016).
Dal punto di vista della spesa degli stranieri in Italia proveniente dai Paesi che vedono la maggiore presenza di discendenti di emigrati emergono i seguenti dati: USA 4,5 miliardi (+24,4% vs 2012, -1,7% vs 2016), Canada 1,2 miliardi (+96% vs 2012, +18,5% vs 2016), Brasile 721 milioni (+83,8% vs 2012, +12,5% vs 2016), Argentina 458 milioni (+142,6% vs 2012, +25,5% vs 2016)

TURISMO ORGANIZZATO IN CRESCITA

Dai Paesi sopra citati il turismo organizzato verso l’Italia per l’estate in corso è all’insegna della crescita. Negli USA, la totalità dei tour operator sentiti da ENIT nel periodico monitoraggio dei flussi turistici provenienti dall’estero (140 operatori contattati in 22 mercati) rilevano vendite in aumento, quantificabili tra l’8% e il 20% rispetto alla medesima stagione del 2017. In Brasile l’85,7% dei Tour Operator rileva incrementi che oscillano tra il 5% e il 32% rispetto al periodo estivo dell’anno scorso. Diversa la situazione in Canada, dove il 33% dei tour operator intercettati indica aumenti del 10% sull’estate dell’anno precedente e il 67%, dichiara stabilità nelle vendite della destinazione Italia per l’estate in corso. In Argentina la maggior parte degli operatori (60%) contattati rileva incrementi che oscillano tra il 10 e il 15%.

Dopo queste stime, forse, il cosidetto “Turismo delle origini” non sarà più guardato soltanto come fenomeno nostalgico popolare, ma come una vera e propria fonte di crescita per un territorio – l’Italia – che ha molto bisogno di tornare crescere, ma anche di riappropriarsi della sua storia di emigrazione e di inclusione.