Salento, tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese

Un tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese e del loro “campione” più rappresentativo: San Giuseppe da Copertino, che aveva il dono di lievitare durante le estasi e qualche difficoltà nell’apprendimento, perciò oggi è il patrono di aviatori e studenti


Testo e foto di Auro Bernardi
Salento, terra di missione e di un importante lascito artistico e culturale dei Francescani nel Leccese. Siamo nel periodo che Johan Huizinga definisce “autunno del medioevo” e che in questo estremo lembo d’Italia proteso tra Adriatico e Jonio coincide con il ritorno della chiesa locale all’osservanza del rito romano, dopo che per secoli clero e popolazione avevano guardato a Oriente, ossia a Bisanzio e alla confessione Ortodossa. All’opera di rievangelizzazione contribuisce in modo determinante l’ordine del Frati Minori Francescani che in tutto il Salento fonda monasteri e lascia importanti tracce artistiche e culturali.
Nei secoli successivi, per l’esattezza nel ‘600, lascia anche un singolare campione della fede. Un santo “anomalo”, se così si può dire, molto in sintonia con questa terra, oltre che con l’ideale di vita francescano: Giuseppe da Copertino. Patrono degli aviatori, per la sua peculiarità di lievitare durante le estasi, e patrono degli studenti, specialmente di quelli un po’ duri di comprendonio, proprio per la sua difficoltà nell’apprendimento.

Un difficile esame

francescani nel leccese
Casa paterna di San Giuseppe, di fronte al Santuario

E il tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese può cominciare proprio da Copertino e da San Giuseppe. In paese resta la casa paterna del santo, un modestissimo locale, più stalla e magazzino che abitazione, dove il 17 giugno 1603 Franceschina Panaca, moglie di Felice Desa, birocciaio, dà alla luce il suo sesto figlio, Giuseppe Maria. Famiglia povera, o meglio impoverita per alcuni affari sbagliati del capofamiglia. Il padre muore quando Giuseppe è ancora bambino e con già scarse propensioni ad apprendere un mestiere. A 15 anni è tra i garzoni degli operai che stanno costruendo il convento dei Minori della Grottella, nei pressi del paese. Il luogo si chiama così perché sorge sul sito dove nel ‘500 un pastore aveva trovato in una cavità naturale, tra i rovi, un’immagine della Vergine rivelatasi subito miracolosa. Chiesa e convento sono rimasti intatti dall’epoca della costruzione e all’interno, tra altari barocchi in pietra leccese, spicca ancora il frammento di affresco con l’immagine mariana. Per tornare al giovane Giuseppe Desa, dalle impalcature il ragazzo passa direttamente al chiostro e veste l’abito di San Francesco. E qui cominciano le difficoltà. Per superare l’ultimo esame di teologia, il più difficile, non riesce a ricordare che una piccola parte della sterminata materia oggetto di studi. Caso (o “miracolo”) vuole che l’arcigno prelato che deve esaminarlo ponga le sue domande proprio e solo su quel poco che sa. E il fraticello fa un figurone. Per questo ancora oggi gli studenti un po’ duri di comprendonio (o pigri) si votano a lui. Sperando in un bis del miracolo a loro favore. Al di là della leggenda, il punto centrale della santità di Giuseppe da Copertino sta nella sua totale fede (affidamento) a Dio nella consapevolezza dei propri grandi limiti. Consapevolezza che lo portava a definire se stesso “un asino che vola”.

Da fortezza a corte

Francescani nel Leccese
Piazza San Giuseppe/Santuario dedicato al santo (XVIII sec)

Di fronte alla “stalla” paterna oggi sorge il settecentesco Santuario dedicato a San Giuseppe, in corso di restauro e perciò chiuso. Dalla piazzetta del Santuario ci si può addentrare nel centro storico lungo la via dedicata a San Giuseppe, in un intrico di vicoli e vicoletti che rendono suggestivo l’insieme. A riprova della popolarità tra i suoi concittadini, non è difficile trovare antiche case che conservano sui muri l’immagine del santo. In centro, accanto al Municipio, sorge poi la sconsacrata chiesa di Santa Chiara, teatro della prima lievitazione documentata. La visita di Copertino può quindi terminare con il suo monumento più noto e rilevante: il castello cui è affiancata l’antica Porta San Giuseppe, con una statua del santo sulla cimasa. Sorto come fortezza in epoca normanna (resta il torrione quadrato), il castello diventa nel rinascimento residenza principesca anche se i suoi bastioni a lancia gli mantengono una forte connotazione militare. Sul fronte est, il portale d’ingresso viene trasformato in una specie di arco trionfale, simile a quelli romani, con panoplie, figure allegoriche, mitologiche e una fitta decorazione simbolica. Ad “attualizzare” l’apparato figurativo, la serie di medaglioni e nicchie con i ritratti della famiglia feudataria scolpiti alla maniera dei cesari romani. La decorazione della facciata è completata da un grazioso balconcino con parapetto intagliato e un lungo fregio in bei caratteri capitali latini che ricorda la famiglia feudataria, i Castriota Scanderbeg, discendente dell’eroe nazionale albanese.

Barriere abolite

Francescani nel Leccese
Cappella di San Marco (XVI sec)/soffitto a volta e part. degli affreschi con gli evangelisti (San Marco)

La visita dell’interno si limita ad alcuni camminamenti perimetrali, ad alcune sale del pianterreno e alla piccola cappella di San Marco con volta a botte interamente affrescata nel ‘600. Un imponente scalone porta al primo piano, oggi in fase di restauro. In corso di rifacimento è anche la piazza antistante l’ingresso.

L’ambizioso progetto prevede di rafforzare l’unione tra centro storico e castello con l’abolizione delle barriere tra tra piazza e cortile in modo che, insieme, rappresentino un unico spazio urbano aperto a residenti e turisti.

In effetti fino a questo momento il castello è stato sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità e ai grandi spazi, aperti e coperti, che offre.

La ricerca dei lasciti francescani in terra salentina, ci induce però, a questo punto, a lasciare Copertino (e San Giuseppe) per Veglie, 12km a nordovest.

Tavola a km 0

Francescani nel Leccese
Madonna della Pietà – affresco con Ultima Cena

Cerchi un convento e trovi un camposanto. O meglio l’ex convento dei Frati Minori dentro il cimitero del paese. Superato il primo smarrimento, quel che si mostra è di grandissimo pregio, nonostante gli insulti del tempo e degli uomini. La maestosa chiesa conventuale cinquecentesca è stata restaurata da poco e, sia pur con numerose lacune, mostra quanto doveva essere ricco e potente l’ordine che la officiava. Eleganti altari barocchi si susseguono sui lati maggiori della navata e la volta è interamente affrescata. Grandioso anche il chiostro e i locali annessi. A cominciare dal refettorio che conserva due importanti affreschi, sia pur con qualche lacuna. Sulla parete sopra l’ingresso è dipinto un episodio tratto dai “Fioretti” di San Francesco: il cosiddetto “Capitolo delle Stuoie” con l’incontro tra il Poverello e San Domenico di Guzmán, fondatore dei domenicani. Il fatto illustrato avvenne il 30 maggio 1221 alla Porziuncola quando migliaia di francescani si erano riuniti per redigere la loro regola monastica.

I presenti erano di tale numero che dovettero accontentarsi di dormire su semplicissime stuoie, da cui il nome con cui il Capitolo passò alla storia. San Domenico, in viaggio verso Roma con sette confratelli, incontrò lì San Francesco.
Il cartiglio sotto l’affresco spiega con una certa ingenuità l’accaduto: “Il gran Gusman estatico rimane ne fia stupor se apertamente vede nel Povero d’Assisi tanta fede, che sazia turbe senza avere un pane”. L’ultimo riferimento è dovuto alla leggenda secondo cui le migliaia di frati vennero sfamati miracolosamente, un po’ come nel racconto evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sulla parete di fronte, un altro classico dei refettori: l’Ultima Cena. Al centro della tavola campeggia un intero agnello arrostito e intorno i più rinomati prodotti della terra salentina: carciofi, pere, fichi, agrumi, pane lievitato, boccali di vino, olio, fave…  Quasi un “manifesto della cucina a km zero” valido ancora oggi.

Maria e le fave

Francescani nel Leccese
Cripta della Favana (X-XI sec). Dromos d’ingresso e affresco con la Vergine della Favana (XV sec)

Sulla spianata erbosa davanti alla chiesa conventuale si apre l’ingresso del luogo più suggestivo del complesso: l’ipogeo della Madonna della Favana. Così chiamata perché a lei si rivolgevano i malati di favismo. Minuscola chiesa sotterranea, la Favana compendia in pochi metri quadrati secoli di storia religiosa. Di origine bizantina, reca ancora iscrizioni in greco e sulle sue pareti interamente affrescate compaiono santi legati al cristianesimo ortodosso. Accanto a loro però figura anche una scena con le stigmate di San Francesco. Rara anche la rappresentazione della Trinità, nell’absidiola, mentre sulle due parete lunghe, una di fronte all’altra, Maria “Meter Theou” (madre di Dio, in greco) e una Madonna del Latte, ossia raffigurata mentre porge il seno al Bambino.

Francescani nel Leccese
Cripta della Favana, navata

Iconografia tipicamente medievale, sparita dopo il Concilio di Trento. In sostanza la Cripta della Favana ci parla di un ecumenismo ante litteram, quando in Salento convivevano monaci di rito bizantino e di rito romano e i fedeli non facevano troppa distinzione tra le due confessioni. Altra importante testimonianza di fede “mista” è la chiesa di Santa Maria “de li Rieci” (dei Greci), risalente al XII sec, detta anche S.M. della Pietà per il notevole ciclo di affreschi seicenteschi al suo interno con le storie della Passione. Di interesse anche il frantoio ipogeo nel centro del paese.

Lo scrigno del tesoro

Se da Copertino ci muoviamo invece verso nordest, la meta è un altro paese con ricche testimonianze francescane: Lequile. Notevole il nucleo antico del borgo, con palazzi e chiese monumentali.
Come l’imponente Chiesa Madre e la barocca Chiesa di San Vito, a pianta centrale, con cupola e interessantissimi cicli pittorici all’interno tra cui, non ultimi, quelli sulle ante lignee degli armadi con allegorie sacre. La meta finale è però la chiesa e il convento dei Minori, costruiti alla fine del ‘600. La facciata della chiesa, di austera semplicità francescana, presenta sul lato destro un avancorpo porticato che immette al convento: lo scrigno del tesoro. Il chiostro, piccolo ma proporzionato, è affrescato sulle pareti con storie della Passione.
lequileUn piccolo vano immette al refettorio, un luogo che da solo vale il viaggio. All’ingresso si ha la netta sensazione che pittori, falegnami, intagliatori, scalpellini siano appena andati via, tanto la sala è ben conservata. Un frammento di arte realizzato tra il 1692 e il 1695 giunto miracolosamente intatto fino a noi. Il tavolato in pietra su cui si consumavano i pasti, gli scranni in legno con i dossali intagliati e decorati sembrano eseguiti da pochi giorni, non da oltre 300 anni e lo stesso si può dire per i due grandi affreschi che riempiono le lunettone dei due lati corti della sala. Affreschi gemelli di quelli visti a Veglie: il “Capitolo delle Stuoie” sulla parete d’ingresso e l’Ultima Cena su quella di fronte. Lo schema compositivo e persino alcuni particolari, come l’agnello arrosto, sono gli stessi nei due conventi. Differisce, e di molto, lo stato di conservazione. L’identità dei soggetti denota un chiaro programma pastorale portato avanti in modo sistematico in tutto il Salento. A cominciare dalla rimarcata sintonia tra francescani e domenicani che invece, in molte cose, erano su posizioni diverse. Un fronte comune che si spiega appunto con l’orientamento fortemente missionario della presenza francescana in questo lembo d’Italia da “rievangelizzare”. E al primo piano gli strumenti indispensabili per quest’opera: i libri. Contenuti nella preziosa biblioteca con un fondo di oltre 2mila volumi antichi tra cui incunaboli e cinquecentine. E nelle lunette del soffitto, un altro ciclo pittorico con i dottori della Chiesa.

Come arrivare

Copertino dista 17km da Lecce ed è raggiungibile in 30 min dal capoluogo con autobus di linea della compagnia Stp Lecce (www.stplecce.it) che raggiungono anche gli abitati di Lequile e Veglie. Collegamento ferroviario in 40 min con le Ferrovie del Sud Est (www.fseonline.it). L’aeroporto più vicino è quello di Brindisi, collegato a Lecce da navetta.

INFO

www.comune.copertino.le.it
www.mediterraneantourism.it

Dove dormire

B&B Tenuta Monaci La Murra (www.monacilamurra.it)
Situata nel territorio comunale di Carmiano, in una magnifica distesa di vigne e ulivi, dista 8 km da Copertino e una decina da Veglie e Lequile.

Dove mangiare

Ristorante-Pizzeria La Ruota, Copertino, via Corsica 27, tel. 0832935183
Ambiente e cucina familiare. Ossia con ingredienti fatti in casa o appena raccolti in campagna.
Ristorante Conte Cavour, Veglie, via IV novembre, tel. 0832967188
Ottimo mix fra tradizione e innovazione in un ambiente di pregio. Con eccellente enoteca.
Ristorante La corte del Gusto, Lequile, largo Castello 3, tel. 0832631679 www.cortedelgusto.pizza
Nel cuore del paese, accanto alla Chiesa Madre. Varietà quasi infinita di piatti locali.

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