Salento, tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese
Un tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese e del loro “campione” più rappresentativo: San Giuseppe da Copertino, che aveva il dono di lievitare durante le estasi e qualche difficoltà nell’apprendimento, perciò oggi è il patrono di aviatori e studenti
Un difficile esame

E il tour sulle tracce dei Francescani nel Leccese può cominciare proprio da Copertino e da San Giuseppe. In paese resta la casa paterna del santo, un modestissimo locale, più stalla e magazzino che abitazione, dove il 17 giugno 1603 Franceschina Panaca, moglie di Felice Desa, birocciaio, dà alla luce il suo sesto figlio, Giuseppe Maria. Famiglia povera, o meglio impoverita per alcuni affari sbagliati del capofamiglia. Il padre muore quando Giuseppe è ancora bambino e con già scarse propensioni ad apprendere un mestiere. A 15 anni è tra i garzoni degli operai che stanno costruendo il convento dei Minori della Grottella, nei pressi del paese. Il luogo si chiama così perché sorge sul sito dove nel ‘500 un pastore aveva trovato in una cavità naturale, tra i rovi, un’immagine della Vergine rivelatasi subito miracolosa. Chiesa e convento sono rimasti intatti dall’epoca della costruzione e all’interno, tra altari barocchi in pietra leccese, spicca ancora il frammento di affresco con l’immagine mariana. Per tornare al giovane Giuseppe Desa, dalle impalcature il ragazzo passa direttamente al chiostro e veste l’abito di San Francesco. E qui cominciano le difficoltà. Per superare l’ultimo esame di teologia, il più difficile, non riesce a ricordare che una piccola parte della sterminata materia oggetto di studi. Caso (o “miracolo”) vuole che l’arcigno prelato che deve esaminarlo ponga le sue domande proprio e solo su quel poco che sa. E il fraticello fa un figurone. Per questo ancora oggi gli studenti un po’ duri di comprendonio (o pigri) si votano a lui. Sperando in un bis del miracolo a loro favore. Al di là della leggenda, il punto centrale della santità di Giuseppe da Copertino sta nella sua totale fede (affidamento) a Dio nella consapevolezza dei propri grandi limiti. Consapevolezza che lo portava a definire se stesso “un asino che vola”.
Da fortezza a corte

Di fronte alla “stalla” paterna oggi sorge il settecentesco Santuario dedicato a San Giuseppe, in corso di restauro e perciò chiuso. Dalla piazzetta del Santuario ci si può addentrare nel centro storico lungo la via dedicata a San Giuseppe, in un intrico di vicoli e vicoletti che rendono suggestivo l’insieme. A riprova della popolarità tra i suoi concittadini, non è difficile trovare antiche case che conservano sui muri l’immagine del santo. In centro, accanto al Municipio, sorge poi la sconsacrata chiesa di Santa Chiara, teatro della prima lievitazione documentata. La visita di Copertino può quindi terminare con il suo monumento più noto e rilevante: il castello cui è affiancata l’antica Porta San Giuseppe, con una statua del santo sulla cimasa. Sorto come fortezza in epoca normanna (resta il torrione quadrato), il castello diventa nel rinascimento residenza principesca anche se i suoi bastioni a lancia gli mantengono una forte connotazione militare. Sul fronte est, il portale d’ingresso viene trasformato in una specie di arco trionfale, simile a quelli romani, con panoplie, figure allegoriche, mitologiche e una fitta decorazione simbolica. Ad “attualizzare” l’apparato figurativo, la serie di medaglioni e nicchie con i ritratti della famiglia feudataria scolpiti alla maniera dei cesari romani. La decorazione della facciata è completata da un grazioso balconcino con parapetto intagliato e un lungo fregio in bei caratteri capitali latini che ricorda la famiglia feudataria, i Castriota Scanderbeg, discendente dell’eroe nazionale albanese.
Barriere abolite

La visita dell’interno si limita ad alcuni camminamenti perimetrali, ad alcune sale del pianterreno e alla piccola cappella di San Marco con volta a botte interamente affrescata nel ‘600. Un imponente scalone porta al primo piano, oggi in fase di restauro. In corso di rifacimento è anche la piazza antistante l’ingresso.
L’ambizioso progetto prevede di rafforzare l’unione tra centro storico e castello con l’abolizione delle barriere tra tra piazza e cortile in modo che, insieme, rappresentino un unico spazio urbano aperto a residenti e turisti.
In effetti fino a questo momento il castello è stato sottoutilizzato rispetto alle sue potenzialità e ai grandi spazi, aperti e coperti, che offre.
La ricerca dei lasciti francescani in terra salentina, ci induce però, a questo punto, a lasciare Copertino (e San Giuseppe) per Veglie, 12km a nordovest.
Tavola a km 0

Cerchi un convento e trovi un camposanto. O meglio l’ex convento dei Frati Minori dentro il cimitero del paese. Superato il primo smarrimento, quel che si mostra è di grandissimo pregio, nonostante gli insulti del tempo e degli uomini. La maestosa chiesa conventuale cinquecentesca è stata restaurata da poco e, sia pur con numerose lacune, mostra quanto doveva essere ricco e potente l’ordine che la officiava. Eleganti altari barocchi si susseguono sui lati maggiori della navata e la volta è interamente affrescata. Grandioso anche il chiostro e i locali annessi. A cominciare dal refettorio che conserva due importanti affreschi, sia pur con qualche lacuna. Sulla parete sopra l’ingresso è dipinto un episodio tratto dai “Fioretti” di San Francesco: il cosiddetto “Capitolo delle Stuoie” con l’incontro tra il Poverello e San Domenico di Guzmán, fondatore dei domenicani. Il fatto illustrato avvenne il 30 maggio 1221 alla Porziuncola quando migliaia di francescani si erano riuniti per redigere la loro regola monastica.
Maria e le fave

Sulla spianata erbosa davanti alla chiesa conventuale si apre l’ingresso del luogo più suggestivo del complesso: l’ipogeo della Madonna della Favana. Così chiamata perché a lei si rivolgevano i malati di favismo. Minuscola chiesa sotterranea, la Favana compendia in pochi metri quadrati secoli di storia religiosa. Di origine bizantina, reca ancora iscrizioni in greco e sulle sue pareti interamente affrescate compaiono santi legati al cristianesimo ortodosso. Accanto a loro però figura anche una scena con le stigmate di San Francesco. Rara anche la rappresentazione della Trinità, nell’absidiola, mentre sulle due parete lunghe, una di fronte all’altra, Maria “Meter Theou” (madre di Dio, in greco) e una Madonna del Latte, ossia raffigurata mentre porge il seno al Bambino.

Iconografia tipicamente medievale, sparita dopo il Concilio di Trento. In sostanza la Cripta della Favana ci parla di un ecumenismo ante litteram, quando in Salento convivevano monaci di rito bizantino e di rito romano e i fedeli non facevano troppa distinzione tra le due confessioni. Altra importante testimonianza di fede “mista” è la chiesa di Santa Maria “de li Rieci” (dei Greci), risalente al XII sec, detta anche S.M. della Pietà per il notevole ciclo di affreschi seicenteschi al suo interno con le storie della Passione. Di interesse anche il frantoio ipogeo nel centro del paese.
Lo scrigno del tesoro

Come arrivare
INFO
www.mediterraneantourism.it
Dove dormire
Situata nel territorio comunale di Carmiano, in una magnifica distesa di vigne e ulivi, dista 8 km da Copertino e una decina da Veglie e Lequile.
Dove mangiare
Ambiente e cucina familiare. Ossia con ingredienti fatti in casa o appena raccolti in campagna.
Ottimo mix fra tradizione e innovazione in un ambiente di pregio. Con eccellente enoteca.
Nel cuore del paese, accanto alla Chiesa Madre. Varietà quasi infinita di piatti locali.