In Salento con papa Francesco

Ad Alessano sulle orme di don Tonino Bello e della moderna santità. Vissuta con autentico spirito evangelico. Ossia di servizio verso il prossimo. Sulle orme di papa Francesco


Testo e foto di Auro Bernardi

«Rallegratevi ed esultate» è l’ultima Esortazione Apostolica scritta da papa Francesco il cui sottotitolo ne specifica l’argomento: “La chiamata alla santità nel mondo contemporaneo”. A questo proposito non dovremmo mai dimenticare che nel Vangelo nessun discepolo di Gesù viene chiamato santo o gli viene promesso il Paradiso. Anzi: persino Pietro, il capo dei dodici, in un paio di occasioni si becca dell’uomo di poca fede e in un’altra viene addirittura chiamato “satana” (Mc 8,33). A uno solo Gesù garantisce un posto accanto a lui in Cielo. Di quell’uomo però non conosciamo neppure il nome. Sappiamo solo il mestiere che faceva: era un ladro. Tutto questo per dire che il tradizionale concetto di santità non solo va stretto a papa Francesco, autore del testo da cui siamo partiti, ma sarebbe andato stretto anche a un altro uomo di fede sulle cui orme il pontefice si muove, il 20 aprile, tra Alessano, in provincia di Lecce, e Molfetta (BA): don Tonino Bello. Di cui è in corso il processo di beatificazione.

IN MARCIA PER LA PACE

Don Tonino era nato ad Alessano il 18 marzo del 1935 ed aveva solo 58 anni quando morì a Molfetta appunto il 20 aprile di 25 anni fa per una malattia incurabile. Antonio Bello era il vescovo della città pugliese, ma il solo fatto che tutti lo chiamassero ancora e sempre don Tonino e non “eccellenza”, come spetterebbe a un presule, la dice lunga sul modo di essere e di sentire di questo prete scomodo che pochi mesi prima di morire, nella fase più acuta della crisi dei Balcani (e della sua malattia), aveva organizzato una marcia della pace a Sarajevo per cercare di porre fine alla guerra civile che insanguinava il paese.

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Vicolo del Centro Storico accanto a Palazzo Legari

E don Tonino ha voluto essere sepolto nella nuda terra, nel cimitero di Alessano. Anche questo un segno di umiltà per chi aveva scelto di stare comunque e sempre dalla parte degli umili, degli ultimi. In perfetto spirito evangelico.

E non è certo un caso che papa Francesco abbia deciso di pregare sulla tomba di don Tonino ad Alessano dopo aver fatto lo stesso a Barbiana (FI) e Bozzolo (MN) su quelle di altri due sacerdoti fatti della stessa pasta: don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari.

ALESSANO-MOLFETTA E RITORNO

La generosità evangelica di don Tonino era tale da aprire le porte dell’episcopato a senzatetto, sfrattati, migranti, disoccupati. Racconta Stefano Bello, 44 anni, figlio di Trifone, fratello minore di don Tonino: «A volte da Alessano andavamo a trovare lo zio a Molfetta: un viaggio di oltre 200 km. Per noi familiari c’era sempre una stanza pronta in vescovato per cui non c’era bisogno che avvertissimo. Ebbene una volta ci capitò di arrivare a tarda sera, stanchi, e di trovare anche la “nostra” stanza occupata da una famiglia di sfrattati. Dovemmo tornarcene a casa». Un altro episodio ricorre nei ricordi del nipote: «Quando ordinava i nuovi sacerdoti della sua diocesi, don Tonino abbondava con l’olio santo, specialmente sulle mani: “Perché il denaro non vi resti mai attaccato, ma scivoli via” diceva per spiegare quell’apparente stranezza». Per coerenza, a sua volta, don Tonino aveva rinunciato all’auto blu episcopale e girava su una scassata Fiat che guidava da solo. La migliore predica è sempre l’esempio.

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Palazzo Sangiovanni e parte di Piazza Castello

UOMINI E ANGELI

Ad Alessano esiste ancora la casa abitata da don Tonino, oggi sede della Fondazione a suo nome (www.fondazionedontonino.it) che ne conserva gli arredi, la biblioteca, gli scritti, le foto, i documenti, i riconoscimenti e… la fisarmonica. Strumento popolare per eccellenza e unica distrazione dalle fatiche pastorali.

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Nicchia nell’abside della Chiesa Madre – Cristo reggitore del mondo

La casa dista pochi passi dalla neoclassica Chiesa Madre al cui interno esiste una scultura che ha ispirato una delle tante metafore evangeliche che don Tonino amava. Dietro l’altare maggiore, al centro dell’abside, si apre una nicchia con la statura del Cristo reggitore del mondo. La cornice della nicchia è coronata, in alto, da due putti abbracciati. Per motivi prospettici l’artista ha eseguito le statue degli angioletti mostrando una sola ala per ciascuno. Ebbene, quella singolarità scultorea ha suggerito a don Tonino l’immagine della solidarietà: «Gli uomini sono angeli con una sola ala. Per poter volare devono abbracciarsi». Il messaggio di autentica povertà sempre perseguito da don Tonino, ha trovato posto anche nella Casa-Fondazione: qui, infatti, non è in vendita alcun “gadget”. «Né lo sarà mai» assicura il nipote. Anche questo un fatto più unico che raro nel panorama dei “santificatoi” contemporanei.

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Notturno sulla baia e porto di Leuca

SULLA NUVOLA O SULLA TERRA

COVER LIBRO DON TONINO«I santi stanno sulle nuvole e hanno un’aureola in testa. Noi li preghiamo non in quanto esempi di comportamento quotidiano, ma proprio perché stanno in cielo; li ammiriamo, ma senza trarne alcuna conseguenza. Invece tutta la scrittura, l’esperienza, il percorso di don Tonino sono il contrario di questa nuvola che si allontana e che ci guarda da una esemplarità irraggiungibile. Lui ci provoca, ci interroga, ci chiede di dire parole che abbiano significati. Mi manca molto don Tonino». A scrivere queste frasi non è un devoto credente, ma il laico Nichi Vendola, che sicuramente con don Tonino condivideva la medesima passione “politica” per gli ultimi. «Non fatelo santo» aggiunge poi con garbata provocazione l’ex presidente della Regione Puglia. Di sicuro, anche in questo caso il diretto interessato sarebbe d’accordo con il suo discepolo più insospettabile. Vendola ha scritto l’introduzione del libro «Tonino Bello-Danza la vita», ricca antologia di scritti di don Tonino stampato da Lupo Editore (www.lupoeditore.com), a cura di Maria Gabriella Carlino e Maria Occhinegro.

IL RINASCIMENTO CHE NON TI ASPETTI

Chiesa Madre e Casa-Fondazione don Tonino si trovano all’ingresso del centro storico di Alessano, uno dei più interessanti del Salento. Siamo nella zona delle Serre, le uniche, modestissime, alture che emergono per poche centinaia di metri sulla pianura. Contrariamente agli altri, il cuore antico di Alessano non è caratterizzato dallo stile barocco, ma da quello rinascimentale. Segno che la ricchezza delle famiglie feudatarie del paese risale al XV-XVI secolo. Basata sulla produzione e il commercio dell’olio “lampante”, ossia l’olio da illuminazione, il petrolio dell’antichità e del medioevo. Fondato, secondo tradizione, nell’XI sec. dall’imperatore bizantino Alessio I Comneno (che gli avrebbe dato il nome), il borgo ebbe subito una grande importanza, tanto da diventare in breve il capoluogo di tutto il territorio del Capo di Leuca, fino all’estremo lembo di terra salentina dove oggi sorge il grande faro e la settecentesca basilica di Santa Maria de Finibus Terrae. Ad Alessano, sulla centrale Piazza Castello si affacciano il palazzo Ducale e Palazzo Sangiovanni, dalla singolare decorazione a bugne, mentre a breve distanza si trova Palazzo Legari, oggi sede di enti locali tra cui la Proloco (www.prolocoalessano.it).

COME ARRIVARE AD ALESSANO

Alessano dista 57km da Lecce ed è raggiungibile dal capoluogo in poco più di un’ora con autobus di linea della compagnia Stp Lecce (www.stplecce.it). Corse due volte al giorno. In auto, sempre dal capoluogo salentino, si percorre la superstrada Ss 16 fino a Maglie quindi la Ss 275 per Leuca. L’aeroporto più vicino è quello di Brindisi, collegato a Lecce da navetta.