Il pellegrinaggio nell’antichità e il turismo religioso
Gerusalemme, Roma e Santiago. Il pellegrinaggio nell’antichità nasce come mezzo di purificazione spirituale per poi evolvere in varie forme di turismo religioso
Di Fabiana Pizzulli
Le prime forme di pellegrinaggio affondano le radici con la cristianizzazione dell’Impero romano, ovvero con l’Editto di Costantino nel 313 d.C., che rese la religione cattolica libera e ufficiale. Le prime mete di pellegrinaggio furono Gerusalemme, dove era possibile visitare il Santo Sepolcro, e coloro che vi si recavano erano detti palmieri, perché portavano al loro ritorno la palma di Gerico.
ROMA E SANTIAGO DE COMPOSTELA
Il pellegrinaggio a Roma si è reso noto con il Giubileo del 1300 istituito da Bonifacio VIII e i suoi pellegrini venivano definiti romei. Un’altra prima meta di pellegrinaggio fu Santiago di Compostela, dove ancora oggi si venerano le spoglie dell’apostolo Giacomo Maggiore, patrono di Spagna, che andò incontro al martirio.
Con l’avvento del Medioevo, il pellegrinaggio si è amalgamato con il contesto sociale, divenendo un mezzo di purificazione spirituale. Il pellegrino intraprendeva spesso viaggi faticosi, per questo lo si apprezzava. Spesso indossava indumenti che lo distinguevano per il suo status, e compiva molte rinunce che lo mettevano alla prova.
LE MOTIVAZIONI DE PELLEGRINAGGIO
Con l’Umanesimo e il Rinascimento, nacque e si diffuse l’interesse per l’arte, la scienza, e quindi il turismo si è distaccato a poco a poco dai luoghi sacri, per divenire un turismo culturale. Per non tornare a mani vuote, i pellegrini portavano con sé piccole reliquie, o l’acqua santa, proprio come segno tangibile del cammino compiuto. Si attribuivano a tali reliquie, poteri miracolosi, e questo creò un vero e proprio commercio. Le motivazioni del pellegrinaggio erano le più svariate; desiderio di evadere dalla quotidianità, ricerca di un arricchimento personale, ricerca di un contatto con il sacro, per chiedere una grazia.
IL TURISMO RELIGIOSO
L’interesse per l’arte, quindi, ha portato ad un nuovo tipo di itinerari sacri, che mescolavano anche lo svago, l’estetica, e il bello di un luogo. Anche questa forma ha origini antiche, per lo più romane, e viene chiamato turismo religioso.
I SANTUARI
In origine i santuari corrispondevano a luoghi naturali, come una grotta, un albero, nel quale c’era un altare e si celebrava il culto all’aperto. Il tempio non aveva una costruzione precisa, ma era là dove c’era un’immagine sacra o un altare.
In età greca i santuari potevano essere urbani, suburbani ed extraurbani.
Per santuario urbano può essere inteso l’intera area dell’acropoli, oppure un tempio distinto rispetto alla città. I santuari suburbani si trovavano sotto l’acropoli, o presso il porto. Quelli extraurbani erano costruzioni isolate, spesso città interamente dedicate agli dei ma non a funzioni abitative. L’architettura presentava forma rettangolare, costruita con materiali deperibili, come legno e argilla per le pareti. Per raggiungere il santuario i pellegrini dovevano percorrere la via sacra attraversata da portici.
IL SANTUARIO DI DELFI
Il santuario di Delfi si estende ai piedi del Monte Parnaso e risale al IV secolo a.C. È stato il centro religioso e monastico del mondo antico, il punto d’incontro di due aquile che Zeus spedì dalla fine dell’universo per trovare il centro del mondo. A Delfi i messaggeri interrogavano l’oracolo per le decisioni importanti, e si purificavano nella sorgente di Castalia, sacrificando un animale sull’altare di Apollo.
IL SANTUARIO DI OLIMPIA
Il santuario dedicato a Zeus, iniziò a prendere forma durante il X-IX sec. a. C. I Giochi Olimpici che ebbero inizio nel 776 a.C. rivestirono un ruolo importante nell’architettura planimetrica del sito.
Tutto avrebbe avuto inizio quando un uomo importante di Olimpia, che si chiamava Ifitos, chiese all’oracolo di Delfi cosa avrebbe dovuto fare per far cessare le lotte fratricide, e le pestilenze in Grecia. La sacerdotessa rispose che tutti gli abitanti di Olimpia avrebbero dovuto riorganizzare i Giochi Olimpici, istituendo le feste panelleniche a carattere sacro. Tre uomini importanti dello Stato, stipularono la tregua sacra, una legge in base alla quale, tutti i partecipanti ai Giochi erano obbligati a far cessare le ostilità per tutto il tempo della gara.
La legge sacra veniva incisa su un disco di bronzo, e conservato nel tempio della dea Hera. Chi trasgrediva la legge, era tenuto al pagamento di una sanzione e non poteva partecipare alle feste panelleniche. Gli atleti ricevevano in caso di vittoria solo una corona di ulivo, per dimostrare l’alto valore morale delle celebrazioni.
IL TEMPIO IN ETA’ ROMANA
I Romani, a differenza dei Greci, costruivano templi negli spazi pubblici, e quindi nel Foro. La maestria dei Romani raggiunse l’apice con la costruzione del Pantheon.
Secondo un’antica tradizione, il giorno di Pentecoste, che celebra la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, si lasciavano cadere petali di rose rosse attraverso l’occhio della cupola del Pantheon. La rosa rappresentava lo Spirito Santo, simbolo del sangue versato da Gesù Cristo. Si dice che nell’antichità, la pioggia non riusciva ad entrare nell’edificio a causa del calore e dei fumi delle candele che illuminavano l’interno. Grazie alla presenza dell’oculo si possono osservare tuttora fenomeni astronomici. Secondo un’altra leggenda, invece, l’oculo sarebbe stato creato dal diavolo in fuga dal tempio di Dio.