Trento, sorprendente città del Concilio
Una città capace di racchiudere in uno spazio relativamente ristretto secoli di storia, arte, cultura, enogastronomia. Trento va assaporata con calma, non come spesso accade solo come “terra” di passaggio per raggiungere le vicinissime montagne
Di Fabrizio Capra da Trento
“Quando la Vigolana la gh’à el capèl o che vén brut o che vén bèl”, tradotto in italiano fa: “Quando il massiccio della Vigolana ha il cappello il tempo o diventa brutto o torna bello”.
Arrivando a Trento dalla pianura, rigorosamente in treno, mezzo di trasporto fantastico per poter ammirare il paesaggio che si attraversa per arrivare alla meta, mi ritorna in mente questo proverbio trentino letto durante la fase preparatoria del mio viaggio.
Allora, lasciata alle spalle la stazione di Rovereto, cerco di individuare, sulla destra, l’altopiano della Vigolana, una montagna importante nel “condizionare” l’andamento del tempo, per capire a cosa andrò incontro nel primo giorno di permanenza in quel di Trento.
Pertanto quello che mi sono detto si racchiude tutto in “speriamo che il tempo mi assista”, ecco perché ho buttato il mio occhio sulla Vigolana. Ma se devo dire tutta la verità non ci ho capito molto, anzi forse non sono nemmeno riuscito a individuarla, quindi mi sono basato sul classico: “ma faccia quello che vuole, io mi godo questi giorni a Trento”.
Trento – che i romani avevano battezzato Tridentum per via dei tre colli che sembrano tre denti e che circondano la città (Monte Verruca o Doss Trent, Sant’Agata e San Rocco) – è una città capace di racchiudere in uno spazio relativamente ristretto secoli di storia, arte, cultura, enogastronomia.
L’emozione di vivere questa città è unica: ogni angolo ha qualcosa da raccontare e trovo difficile sintetizzare quattro giorni intensi che avevo cercato di programmare a tavolino e che, da buon viaggiatore, già il primo giorno avevo completamente stravolto (tranne le visite prenotate ai musei che ho dovuto rispettare).
Trento è una città da assaporare con calma, sovente considerata solo “terra” di passaggio per raggiungere le vicinissime montagne perdendo così, per la fretta, quanto, invece, ha da offrire.
Trento è, come già scritto, la Tridentum romana, ma anche la città del famoso Concilio, fu terra contesa nella prima Guerra Mondiale mentre nel Medioevo era un Principato Vescovile. La città del Castello del Buonconsiglio e del Muse, dell’area archeologica romana e del Museo Diocesano Tridentino, del Duomo dedicato a San Vigilio e di Santa Maria Maggiore, delle numerosi chiese antiche e di splendidi palazzi.
Si tratta di luoghi dove aleggia ancora forte lo spirito del Concilio di Trento che durò qualcosa come diciotto anni (dal 1545 al 1563) sotto l’egida di ben tre pontefici (chiaramente non tutti a tempo, solo oggi possiamo concederci il lusso di averne ben due) e che segnò un momento importante della storia.
Gli esempi che si possono fare di monumento civili e religiosi da visitare sono molti, ma questo articolo si derubricherebbe a una pura elencazione. Ciò che voglio provare a fare è trasmette qualche emozione provata nel visitare questa città dove tanti secoli di storia sono tutti da scoprire.
Penso che una delle situazioni più suggestive da vivere visitando Trento è quello di lasciarsi coinvolgere dalla bellezza dei suoi palazzi, quasi tutti visibili solo dall’esterno o al massimo nei cortili: anche solo le facciate però meritano attenzione e richiedono un occhio attento per scoprire ogni minimo dettaglio, ogni particolare: affreschi, finestre, balconi, fregi e tanto altro.
Mi sono accorto, passando più volte nelle stesse vie, che ogni volta riuscivo a scoprire nuovi particolari che mi stupivano come se fosse quella la prima volta che transitavo davanti a queste meraviglie. Questi palazzi sono concentrati nel centro storico, soprattutto tra le vie Belenzani, Manci, Oss Mazzurana, Calepina e piazza Duomo.
Altrettanto interessanti sono gli edifici religiosi sia per la loro architettura sia per alcune opere conservate al loro interno, le mura, le torri, le porte e le fontane.
ENOGASTRONOMIA
La cucina trentina è legata a doppia mandata con la sua natura e i suoi prodotti. Vanno assolutamente assaggiati, asciutti al sugo o in brodo, i Canéderli, una sorta di grande gnocco composto da pane, latte, uova, farina, salame, lardo, prezzemolo.
Tipici anche il patào (minestrone di farina gialla con crauti) e gli osèi scampadi (rotolini di carne cotti con lardo e salvia). Non dimentichiamo di degustare la carne salada abbinata con fagioli o con funghi.
Anche i dolci meritano di essere assaporati: zèlten (dolce natalizio), strudel, fugàza (questa focaccia dolce si prepara a Pasqua) e la torta di fregolòti (zucchero, mandorle, burro, farina e noci).
Rinomati sono i formaggi sia freschi (Tosèla) sia stagionati (Vezzena e Trentingrana).
I vini trentini sono numerosi, ricordiamo: il Teroldego Rotaliano, il Lagrein e il Marzemino tra i rossi mentre tra i bianchi il Müller Thurgau, il Nosiola e il Traminer.
Prossimamente tornerò su Trento per raccontare in modo un po’ differente i Musei, veramente interessanti, e l’escursione al Doss, due itinerari che meritano un intervento a parte.