Milano saluta Enzo Iannacci
Sarà sepolto al Famedio Enzo Jannacci, nel luogo del cimitero monumentale di Milano riservato a chi ha reso grande questa città.
Se n’è andato in silenzio, in un giorno grigio, dopo che ormai da quasi due anni non appariva più in pubblico. E con lui se n’è andato un pezzo di Milano, la Milano del Derby, il locale che negli anni ’70, in un periodo in cui fuori si agitava uno dei momenti più difficili del nostro paese, regalava leggerezza, ironia, ma anche tante verità raccontate con sobrietà da artisti di straordinario spessore, forse non sempre capiti fino in fondo, che tra un sorriso e l’altro fotografavano l’Italia di tutti, la quotidianità e i problemi della gente comune.
I PARADOSSI DELLA VITA
Jannacci cantava le periferie, le persone semplici, lo stupore quasi infantile che ogni individuo mostra di fronte ai tanti paradossi della vita. Dario Fo, Giorgio Gaber, ma anche Cochi e Renato, Teo Teocoli, non erano solo colleghi ma anche compagni di viaggio di Jannacci che insieme a loro ha scritto parole indimenticabili della musica leggera italiana, o forse, sarebbe più corretto dire, della poesia del secolo breve.
Gli esordi di Jannacci risalgono alla fine degli anni ’50, come tastierista in un gruppo rock che aveva come voce solista Tony Dallara, poi qualche anno dopo il debutto prima come autore e poi in qualità di cantante. Il grande successo arriva nel 1968 con “Vengo anch’io, no tu no”, il brano tormentone che a dispetto di una melodia semplice ed orecchiabile cantava il disagio profondo di un’emarginazione forzata.
GLI STUDI IN MEDICINA, AL FIANCO DI CHRISTIAAN BARNARD
I dischi immediatamente successivi non ebbero altrettanta fortuna, forse perché meno immediati e così Jannacci si allontanò per un certo periodo dalle scene per riprendere gli studi in medicina, specializzandosi in cardiochirurgia in Sud Africa, a fianco del celebre Christiaan Barnard. Ma anche se la sua fama conosce un periodo di parziale declino, Jannacci non abbandona mai la musica, sempre fedele a quella versatilità che gli permette di comporre, ancora negli ’70 una canzone che fa discutere come “Ragazzo padre”, manifesto di dissenso contro un’etica politico religiosa che non ammette deroghe e al tempo stesso motivi divertenti come “Faceva il palo”, più vicini ai suoi precedenti di artista di cabaret.
DUETTANDO CON…
Tanti i duetti che nella sua lunga carriera Jannacci ci ha regalato: “Ho visto un re” con Dario Fo, “Luci a San Siro” accanto a Roberto Vecchioni, la collaborazione con Cochi e Renato, il sodalizio con Giorgio Gaber e l’ultima partecipazione al Festival di Sanremo, nel 1994 con Paolo Rossi, presentando “I soliti accordi”. Poi il cinema, per il quale ha composte le colonne sonore di pellicole molto vicine al suo modo di essere artista, tra cui “Romanzo popolare di Monicelli”, “Pasqualino Settebbellezze” di Lina Wertmuller e “Saxofone”, di e con l’amico Renato Pozzetto. Tante anche le sue apparizioni televisive, l’ultima, la più toccante, quando ormai la malattia lo aveva aggredito e aveva deciso di ritirarsi dalle scene. Ma aveva fatto un’eccezione due anni fa per Fabio Fazio che insieme a suo figlio Paolo, anche lui apprezzato musicista, gli aveva dedicato un intero programma che ripercorreva insieme agli amici di sempre i momenti più salienti della sua carriera. Jannacci, in quell’occasione, era apparso solo in chiusura di trasmissione, visibilmente commosso, già segnato dal male, ma con il solito sorriso tra il malinconico e il beffardo scolpito sul viso. E aveva cantato, facendo un ultimo e straordinario regalo al pubblico che non lo ha mai abbandonato.
IL SALUTO NELLA CHIESA DI S.AMBROGIO A MILANO
Il 2 aprile, nella chiesa di Sant’Ambrogio, la città di Milano darà l’ultimo saluto al medico saltimbanco, al cantore delle piccole grandi tragedie di ogni giorno filtrate dall’ironia e dalla sensibilità unica di un artista, ma soprattutto di un uomo che ha saputo raccontare una città e i suoi abitanti, il mondo e chi lo abita e che proprio per questo occuperà sempre un posto nella memoria di ciascuno, con il suo tragicomico dilemma se andare tutti insieme allo zoo comunale oppure no.
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